Due album (“Copenaghen” e “La testa dentro”) più un terzo che uscirà questo mese, marzo 2020. Un romanzo già all’attivo, “Quando muori mi avvisi” e uno in corso di scrittura. Micol Martinez è musicista, scrittrice, anche attrice, appassionata di psicologia (traduce testi di filosofia, psicologia e di psicoanalisi). Milanese, è un’artista che ama spaziare attraverso varie espressioni.
“Ho bisogno di esprimermi attraverso la musica e la scrittura, infatti scrivo di tutto, da racconti a romanzi e canzoni, e amo cantare quello che scrivo. Scrivere crea un legame con l’altro, le esperienze condivise aiutano l’essere umano a sentirsi parte di qualcosa, a riconoscersi nell’altro, a riconoscere le rispettive peculiarità e similitudini, ad accettarsi e a comprendere nel senso più ampio del termine”, dice di sé.
Il suo primo romanzo è incentrato su due vicende al femminile che corrono parallele. Si tratta di un libro che può essere catalogato sia come thriller che come romanzo di formazione, oppure una via di mezzo fra di essi. Micol infatti ama trattare l’aspetto psicologico dei personaggi, dando così forma alla sua passione per la psicologia. “I miei libri trattano direlazioni e rapporti familiari scavando nei meandri più profondi dell’umano, senza spiegarlo, lasciandolo semplicemente emergere dalle parole e dalle azioni dei personaggi”, ci racconta.
E per quanto concerne la musica, i due singoli “Buon anno amore mio” e “Mai io mai” anticipano l’album che uscirà presto, “I buoni spropositi”. “È un album che raccoglie pezzi di vita, sguardi sul mondo, racconti privati e fotografie di ciò che mi circonda. Canzoni sempre diverse per andamento, emotività e temi. Si va dalla canzone d’amore, a brani che incitano ad una riflessione sull’essere umano e sulle sue dinamiche, da canzoni liberatorie a testi che sono narrazione di storie di vita altrui. Un album sfaccettato, proprio perché scritto nell’arco di un tempo più lungo. La nostra voce cambia a seconda del momento della giornata, della persona con cui parliamo, dello stato emotivo in cui siamo: per un album, se scritto con sincerità, è lo stesso. In questo disco ci sono canzoni per riflettere, per gioire, per giocare, per fluttuare nell’aria, per commuoversi, per ricordare”, così lo definisce la cantante.
Che, quando le si chiede qual è il suo genere, risponde: “Si può parlare di cantautorato visti i miei ascolti (i miei genitori ascoltavano i grandi cantautori degli anni 70), ma anche di “indie” visto il mio passato recente e i dischi precedenti”.
Musica e scrittura a volte si intersecano. “Ma è certamente più complesso scrivere un romanzo, almeno per me… poi può accadere che uno sia di ispirazione all’altro. È avvenuto con un paio di canzoni del nuovo disco e il libro uscito in precedenza”.
Da anni Micol Martinez è parte del Café Bandini, “una rassegna di musica teatro poesia cabaret, arte in tutte le forme insomma, capitanata da Vincenzo Costantino Cinaski – poeta e scrittore – con la partecipazione fissa mia, del pianista Mell Morcone e del trombettista Raffaele Kohler. Una realtà che esiste oramai da sette anni e che vede ogni volta la partecipazione, oltre a noi, di artisti a sorpresa, anche molto conosciuti”.
È attiva nella piazza artistica milanese, la sua città, che ama visceralmente. “Ho un ottimo rapporto con Milano, offre tantissimo. A volte è un po’ faticosa perché sembra non ci si possa mai fermare. Ora siamo fermi per forza, causa Coronavirus, e già mi manca la Milano che corre…”.